Vietato toccare un renziano

Che i renziani fossero particolarmente suscettibili di fronte alle critiche lo sapevo, ma che lo fossero in modo duramente scomposto vi confesso che non lo immaginavo. Eppure è così e lo dimostra questa piccola storia che vi racconto.

Ieri mi sono permesso di scrivere sul mio profilo Facebook (chiunque può consultarlo https://www.facebook.com/pietro.spataro.106) questo post che riporto integralmente:

“Ho sentito uno ieri alla ‪#‎direzionepd‬ esordire così: sono renziano e lo sarò sempre. Gli avrei detto, pacatamente e serenamente, se fossi stato segretario: caro, torna al via, ricomincia da capo, vai al circolo a fare un po’ di sana gavetta militante, diffondi volantini, fai il porta a porta, leggi qualche buon libro. Invece quel tizio è un consigliere regionale.”

Volutamente ho evitato di fare il nome dell’interessato proprio perché non era importante un nome ma il senso del fatto. Mi appariva (e mi appare) strano e anomalo che un membro della direzione nazionale del Pd iniziasse il suo intervento dicendo che era renziano e sempre lo sarà. Sarà perché non mi era mai capitato di sentirlo dire in altre direzioni, sarà perché nella mia memoria non c’è nessuno, per fare qualche esempio, che abbia detto in Direzione “sono berlingueriano e sempre lo sarò” oppure “sono ingraiano e sempre lo sarò” oppure ancora “sono moroteo e sempre lo sarò” e ognuno ci metta gli esempi che più gli piaciono, sarà per tutto questo che ho pensato di farlo notare. Perché credo che l’appartenenza a un partito, soprattutto se si è dirigenti e si fa parte della direzione nazionale, non può essere ridotta  a un’etichetta personale qualunque essa sia, non può essere legata al nome di un leader qualunque esso sia, non può ridursi a una specie di culto della personalità da esibire e da rivendicare dalla tribuna di una direzione. Nemmeno Palmiro Togliatti, per restare alla storia, avrebbe mai sopportato una cosa del genere e sicuramente non l’avrebbe consentita. Insomma, per farla breve, la mia era una critica politica a un certo modo di essere renziani e di conseguenza quell’ironico invito a tornare alla “sana gavetta militante” aveva il senso di dire: riscopri il significato di essere un dirigente di partito, il quale dovrebbe avere autonomia e pensiero critico.

Pensavo fosse un post come un altro, come i tanti che scrivo sul Pd, sulla politica, sulla sinistra, su Renzi. E invece no, devo aver sottovalutato la “reazione renziana” che nel giro di 24 ore si è scatenata in modo incontenibile. A cominciare dal protagonista (non citato proprio per evitare personalizzazioni). Il quale si chiama Stefano Scaramelli, è consigliere regionale in Toscana, e ha deciso di rispondere pacatamente in questo modo:

“Senti fenomeno! Io al circolo oggi e alla sezione prima ci sono stato e tanto…in vita mia di volantini ne ho portati tanti e molti più di te, di porta a porta ne ho fatti tanti prima per gli altri che per me stesso. Di battaglie politiche e di coraggio ne ho da vendere. A me i cittadini mi hanno sempre eletto e non sono stato mai nominato da nessuna parte ma sopratutto non ho mai offeso nessuno. Porto rispetto ai miei compagni di partito di ieri come agli amici di oggi ma mai mi sarei permesso di esordire con questa tua gentilezza. Quindi bello….#staisereno e rilassati! Se hai qualche problema rimboccati le maniche e vai a raccogliere le firme come stiamo facendo noi non perché è il partito che te lo chiede ma il futuro dell’Italia. Io ho sostenuto Renzi e sempre lo farò, questo non vuol dire essere renziani vuol credere in un ideale di persona normale così come me che prova a mettersi a disposizione degli altri per cambiare la politica senza che la politica cambi noi. Quando ti vorrai confrontare a viso aperto a me mi ci troverai. Facciamolo a viso scoperto e magari in un dibattito pubblico. Il “tizio”!

Che dire? Che cosa rispondere a un dirigente del Pd che scrive “senti fenomeno”? E che prosegue con “quindi bello….#staisereno e rilassati” e “se hai qualche problema rimboccati le maniche”?

E che cosa dovrei rispondere ai commentatori successivi, presumo fan di Scaramelli, che scrivono per citarne alcuni (ma temo che altri ne arriveranno):

Egregio signore, la sua spocchia m’irrita e non poco…Troppo comodo chiacchierare seduto su una bella e comoda poltrona.

Sig. Spataro venga con me a raccogliere firme…questa smania di offendere le passa. Dimenticavo come fa’ a venire lei che vota no.

Caro ex giornalista dell’Unità.  Non so e non voglio sapere se al referendum voterà SI oppure NO. Dovrebbe avere rispetto nei confronti delle persone

Egr. Dott. Spataro…La presente per invitarla alla nostra Festa dell’Unità ad argomentare, dopo una sana partecipazione in cucina accanto a me nel locale cottura carne, le sue così fini argomentazioni

Ecco il fenomeno di turno, fai sempre il giornalista, oppure hai capito che non fa per te comunicare con la gente.La mia piena solidarietá all’ordine dei giornalisti!!

Vi fa così paura Matteo Renzi

Gentile Sig. Spataro….mi faccia un piacere personale sfoghi le sue frustrazioni in altri modi …. Si faccia una vita

 

Appunto, che cosa rispondere? Personalmente non ho parole.

 

6 pensieri su “Vietato toccare un renziano

  1. Leggendo questo articolo mi sono reso conto che c’è un gruppo di militanti di partito che ripete spesso certi concetti trasmessi dagli staff di comunicatori. Concetti elevati quali “gufo”, “rosicone”, “conservatore di rendite di posizione”, “parassita” e così via, all’indirizzo di chi la pensa diversamente. È dunque interessante notare la reazione stizzita di costoro non appena qualcuno si rivolge a loro in modo appena appena ironico.

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  2. Due considerazioni.
    La prima è sulle risposte e i commenti: mi ricordano quelli dei grilli. Mai nel merito, sempre all’attacco di chi si è macchiato, a loro parere, del reato di lesa maestà. A queste persone rispondo sempre che mi ricordano i fascistelli che una decina d’anni fa, quando non sapevano che dire, ripetevano il mantra “E le foibe, le foibe?”. Mi fa paura chi chi ha perso la capacità di mettere in discussione i propri degenerando nella setta, nel dogma religioso.
    La seconda è su questo diffuso senso di appartenenza. Alle correnti.
    Sono stato candidato al consiglio del mio municipio e ad un incontro, il terzo che interveniva ha esordito dicendo “Io sono renziano e…” e poi ha fatto il suo intervento. Il successivo allora ha esordito dicendo “Io sono renziano, ma della prima ora…”.
    Mi dispiace dare a queste persone la ferale notizia che i leader passano, quello che dovrebbe rimanere è la comunità partito.
    Io non sono renziano, nè bersaniano o cuperliano, da romano non sono nè bettiniano, nè marroniano o manciniano.
    Io ancora sono del PD.
    Divento di parte quando c’è un congresso e bbisogna decidere la linea del partito e chi dovrà guidare il partito stesso nel perseguirla.E a congresso finito torno del PD, chiunque abbia vinto.
    Se poi la mia posizione è incompatibile con la linea politica, cerco un partito che mi sia più vicino.
    Ma se resto, resto nel partito.

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  3. Sarà dura recuperare anni di attacchi personalizzati tesi a stoppare un processo di rinnovamento ormai inevitabile per le modifiche irreversibili introdotte dal 1989 e dall’ingresso di Paesi quali India, Brasile e soprattutto Cina nel campo dei Paesi in via di sviluppo. Anche se oggi quei Paesi sembrano rallentare, saranno loro ad insaporire la zuppa del pianeta negli anni prossimi e confermare l’attuale livello dello stato sociale sarebbe per noi un risultato eccezionale. Se si affrontano i temi della produttività e dell’efficienza della pubblica amministrazione e della politica recuperando lì risorse ingenti sarà possibile quadrare il cerchio del consenso a sinistra. Se no, la vedo grigia per tutti. E la durezza dello scontro sarà senza quartiere…a sinistra come a destra e nulla sarà come prima. O rimane una sinistra sulle orme del partito democratico americano o essa, a parte qualche nostalgico pittoresco ed incolore, scomparirà e senza sinistra temo che il futuro sarà ancora più grigio di oggi.

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  4. Le generalizzazioni non servono a nessuno, sopratutto se si vuole adossare a Renzi ogni responsabilità. Potrei fare nome e cognome di una parlamentare che quando si presenta specifica di essere Bersaniana. E comunque continuo a leggere anche in questo articolo commenti sempre sulla forma e non sulla sostanza, dando spazio ai media che null’altro si aspettano se non divisioni e guerre intestine. A tutti quelli che in un modo o nell’altro dicono di essere renziani, bersaniani, cuperliani diciamo semplicemente: siamo del PD e discutiamo solo nel merito, ricordandoci anche che una buona democrazia suggerisce che le decisioni prese poi a maggioranza devono essere condivise da tutti, cosa che oggi non sembra così scontato

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